Rossana Capasso: «Le ali nuove di Madame Butterfly»
da AliceTerzaPagina/Parma Terre di Culture-23/Febbraio 2006
Sino a sabato 25 febbraio prosegue l’esposizione della pittrice parmigiana presso la Galleria Monteverdi. Un percorso figurativo ispirato e in crescita.
Premessa numero uno. Rossana Capasso (che il mio correttore di Word si ostina a trasformare in ‘Papasso’) fa parte della cerchia di persone alle quali mi legano sia una sincera stima, sia un rapporto di amicizia.
È sempre difficile tener distinte le due cose, in specie nei momenti in cui il lavoro di queste persone non sembra più richiedere solo un avallo o un generico apprezzamento, ed entra nella fase più incerta e più complicata dei mutamenti di scenario. Quando insomma l’amico che scrive, dipinge o suona, arriva ad un bivio. Non che Rossana abbia bisogno dei miei consigli sulla strada da prendere, ma è chiaro che – davanti ad un bivio – ogni parola detta assume un peso diverso.
La ripresa del lavoro di Rossana Capasso (fase nuova o vecchia che sia), coincide con una forte esposizione personale. Nel giro di poche settimane una sua tavola è comparsa sul calendario di Tapìrulan (ed è di gran lunga la cosa migliore tra le dodici proposte), poi altri suoi lavori si sono mescolati ad uno spettacolo musicale di Francesco Camattini (altro amico di talento che ha spesso dialogato con Rossana), e infine l’intero percorso illustrato si è idealmente risolto nell’esposizione presso la Galleria Monteverdi (a Parma in via Petrarca 8), il cui termine di chiusura è stato per fortuna prorogato sino a sabato 25 febbraio.
Non è sempre scontato che l’apparizione pubblica di un artista coincida con un momento di particolare ispirazione (semmai capita più spesso il contrario). Per questo ero curioso di sapere come sarebbe andata.
Premessa numero due. Il linguaggio che ruota attorno a molte forme dell’arte più strettamente contemporanea, soffre di un male oscuro, che mi sembra riconducibile ad un eccesso di astrazione e di intellettualità (da sempre il rimedio più semplice alla mancanza di buone idee). A Rossana le buone idee non sono mai mancate, ma spesso il suo linguaggio puntava più volentieri all’astrazione e alla sintesi formale che alla semplice figurazione, e questo finiva qualche volta per scarnificare, raffreddare e togliere alle sue cose spessore vitale.
I nuovi quadri di Rossana hanno pienamente superato questo limite. Le figure (resta la sua propensione a ritrarre il femminile) avanzano da uno sfondo che non è più solo concettuale e iconico, ma anche (e soprattutto) interiore, vivo ed emozionale. La materia pittorica si è perciò irrobustita, e non elude più (in ciò che ritrae) la forza del sentimento soggettivo. Il ricorso al segno alfabetico (altra spia di un peccato di confidenza nell’elaborazione formale) scompare per farsi casomai segno ideografico (certo, qui parliamo dell’oriente di Madame Butterfly, ma quanto più spessore hanno quei tratti, se li rende elementi pittorici anziché utilizzarli come didascalie). Anche il cromatismo ha subito mutamenti sensibili: oltre la cifra dei toni crema, pastello e azzurro, che erano un po’ i marchi di fabbrica del suo lavoro, Rossana si è buttata su certi nuovi colori terragni, caldi e violenti (verdi, fucsia, viola), che cancellano ogni maniera e ogni ombra di ripetizione.
Non sono un esperto di arti visive, ma scommetto che Rossana ha (felicemente) concluso un periodo di studio e di prova, per gettarsi in un altro, di più netta maturità e consapevolezza di sé. E nel clima dello stato nascente, chi ha coraggio fa di solito le cose migliori.
Oltre ai fondamentali tecnici (di cui sapevamo già) le novità proposte tradiscono buona vena, talento e personalità. Il prolungamento dell’esposizione alla Galleria Monteverdi di Parma, diventa allora l’occasione (fortunata) per fare il punto su questa fase che si apre.
Lorenzo Lasagna