«Il gigante e la strega». L’universo illustrato di Rossana Capasso
da AliceTerzaPagina/Voce Fuori Campo-4/Dicembre 2003
Alice incontra la giovane illustratrice, parmigiana d’adozione. «Nel mio mondo le donne sono bambine, megere, seduttive, fragili e potenti. Gli uomini sono cresciuti a dismisura per aver desiderato follemente. Ricordo bene ogni paura, malinconia, ringraziamento che sta dietro ad un disegno».
Rossana, è corretto definirti un'illustratrice?
Si, direi di si… tra tutte le possibili definizioni è quella che sento più vicina. Letteralmente sento, col mio lavoro, di ‘ illustrare’ qualcosa che completa il suo senso ‘altrove’. Il termine ‘pittore’ isola una voce espressiva; trovo che ‘illustratore’ rimandi sempre ad una molteplicità di forme espressive… sottolinea chiaramente il rimando al testo, all’ambito narrativo… L’illustrazione è una sorta di commento. E’ un rimando. Una celebrazione. E’ insieme ri-raccontare, re-inventando. Forse è semplicemente una passione per le storie.
Quanto sei debitrice della tua formazione presso la Scuola di Illustrazione per l’Infanzia di Sarmede, guidata da Stepan Zavrel?
Moltissimo. Al di là del discorso puramente tecnico. Al di là del possibile confronto con altri artisti. E’ stato grazie alla scuola che ho pensato per la prima volta di potermi esporre ‘pubblicamente’ con il mio lavoro. Avevo sempre relegato l’illustrazione ad una sorta di ‘diario’ molto intimo. E’ stato grazie a maestri come Arcadio Lobato e Linda Wolfsgruber, e colleghi di grande talento che ho scoperto l’importanza di ‘concludere’ il proprio lavoro artistico ‘involandolo’ al pubblico, aprendosi a una qualunque forma di interazione comunicativa: critica, interpretazione, fraintendimento che sia.
Quali sono i momenti più significativi (collaborazioni, esposizioni, pubblicazioni, singole opere) della tua storia di artista?
La Scuola di Sarmede, la selezione alla XVII Mostra Internazionale per l’Infanzia, le prime mostre a Parma, a Firenze… tutte tappe decisive.
In generale poi sono legata a tutta la mia ‘produzione’… non perché sia rimasta significativa nel tempo, ma perché è sempre stata una rappresentazione fedele della mia ‘biografia sentimentale’. Ricordo bene ogni paura, malinconia, ringraziamento che sta dietro ad un disegno. La mia produzione è la mia memoria del mondo; mi diventa impossibile scegliere.
Posso dirti che l’opera da cui non ho ancora voglia di staccarmi (devi sapere che regalo molto di quello che faccio) è una tavola ad acrilico dal titolo ‘Il bugiardo’… mi aiuta a ricordare quanto possano essere vuote di senso certe parole… la regalerò quando non avrò più bisogno di questo monito.
Le tue immagini hanno un repertorio figurativo molto insistito, soprattutto nella scelta degli oggetti (figure umane, elementi geometrici o di paesaggio). In che modo te ne sei appropriata?
Ho attinto (più o meno volontariamente) dalla narrativa, dalla poesia… Ho attinto dal Macondo di Marquez, dalle città invisibili di Calvino, dai microracconti di Zavattini e Manganelli, dalla mitologia greca, dai tanghi di Piazzolla…
Nella ‘monade’ che ho costruito le donne sono streghe: bambine, megere, seduttive, fragili e potenti. Gli uomini sono giganti cresciuti a dismisura per aver desiderato follemente. I loro incontri non possono che risolversi tra malinconie e struggimenti. Le città che abitano sono lunari, sintetiche, leggere.
Alla fine quello che mi interessa indagare non è la figura in sé, né il paesaggio… è la relazione che il personaggio tesse con gli altri, è il principio secondo il quale si muove nel mondo.
Se dovessi decidere di illustrare un'opera, su quale cadrebbe la tua scelta?
Ho sempre desiderato illustrare i miti greci, e per fortuna nel mio ultimo lavoro per l’album di Francesco Camattini ho avuto la possibilità di avviare il mio progetto. Esiste già un Icaro, una Cassandra, una Didone, un Orfeo… ma sento forte il desiderio di approfondire la mia analisi.
Il mito è la narrazione per eccellenza, mi ha sempre sedotto il suo immaginario ‘originario’. Trovo sia la forma narrativa che più di ogni altra si presenta come pratica di ‘connessione’ al mondo piuttosto che di ‘evasione’.
Quali progetti hai in serbo per il futuro?
Dopo essere rimasta ferma per tutto il 2002 quest’anno riprenderò con diverse esposizioni personali, due a Parma ed una a Mantova.
Accorperò una serie di tavole e di microracconti… mi interessa presentare una narrazione ‘allargata’, dove l’immagine reinventa o tradisce il testo e viceversa. Una celebrazione di storie che nascono da storie.
[Rossana Capasso e' nata nel 1973. Attualmente vive a Parma, dove si è laureata in Filosofia e lavora come grafica, illustratrice e operatrice culturale. Nel 1998 è stata segnalata per la Biennale dei Giovani Artisti di Roma. Ha frequentato la Scuola di Illustrazione per l'Infanzia di Sarmede (fondata da Stepan Zavrel) e nel 1999 i suoi lavori sono stati esposti nella sezione Giovani della 17° Mostra Internazionale di Illustrazione per l'Infanzia.]
Lorenzo Lasagna
Rossana Capasso: «Le ali nuove di Madame Butterfly»
da AliceTerzaPagina/Parma Terre di Culture-23/Febbraio 2006
Sino a sabato 25 febbraio prosegue l’esposizione della pittrice parmigiana presso la Galleria Monteverdi. Un percorso figurativo ispirato e in crescita.
Premessa numero uno. Rossana Capasso (che il mio correttore di Word si ostina a trasformare in ‘Papasso’) fa parte della cerchia di persone alle quali mi legano sia una sincera stima, sia un rapporto di amicizia.
È sempre difficile tener distinte le due cose, in specie nei momenti in cui il lavoro di queste persone non sembra più richiedere solo un avallo o un generico apprezzamento, ed entra nella fase più incerta e più complicata dei mutamenti di scenario. Quando insomma l’amico che scrive, dipinge o suona, arriva ad un bivio. Non che Rossana abbia bisogno dei miei consigli sulla strada da prendere, ma è chiaro che – davanti ad un bivio – ogni parola detta assume un peso diverso.
La ripresa del lavoro di Rossana Capasso (fase nuova o vecchia che sia), coincide con una forte esposizione personale. Nel giro di poche settimane una sua tavola è comparsa sul calendario di Tapìrulan (ed è di gran lunga la cosa migliore tra le dodici proposte), poi altri suoi lavori si sono mescolati ad uno spettacolo musicale di Francesco Camattini (altro amico di talento che ha spesso dialogato con Rossana), e infine l’intero percorso illustrato si è idealmente risolto nell’esposizione presso la Galleria Monteverdi (a Parma in via Petrarca 8), il cui termine di chiusura è stato per fortuna prorogato sino a sabato 25 febbraio.
Non è sempre scontato che l’apparizione pubblica di un artista coincida con un momento di particolare ispirazione (semmai capita più spesso il contrario). Per questo ero curioso di sapere come sarebbe andata.
Premessa numero due. Il linguaggio che ruota attorno a molte forme dell’arte più strettamente contemporanea, soffre di un male oscuro, che mi sembra riconducibile ad un eccesso di astrazione e di intellettualità (da sempre il rimedio più semplice alla mancanza di buone idee). A Rossana le buone idee non sono mai mancate, ma spesso il suo linguaggio puntava più volentieri all’astrazione e alla sintesi formale che alla semplice figurazione, e questo finiva qualche volta per scarnificare, raffreddare e togliere alle sue cose spessore vitale.
I nuovi quadri di Rossana hanno pienamente superato questo limite. Le figure (resta la sua propensione a ritrarre il femminile) avanzano da uno sfondo che non è più solo concettuale e iconico, ma anche (e soprattutto) interiore, vivo ed emozionale. La materia pittorica si è perciò irrobustita, e non elude più (in ciò che ritrae) la forza del sentimento soggettivo. Il ricorso al segno alfabetico (altra spia di un peccato di confidenza nell’elaborazione formale) scompare per farsi casomai segno ideografico (certo, qui parliamo dell’oriente di Madame Butterfly, ma quanto più spessore hanno quei tratti, se li rende elementi pittorici anziché utilizzarli come didascalie). Anche il cromatismo ha subito mutamenti sensibili: oltre la cifra dei toni crema, pastello e azzurro, che erano un po’ i marchi di fabbrica del suo lavoro, Rossana si è buttata su certi nuovi colori terragni, caldi e violenti (verdi, fucsia, viola), che cancellano ogni maniera e ogni ombra di ripetizione.
Non sono un esperto di arti visive, ma scommetto che Rossana ha (felicemente) concluso un periodo di studio e di prova, per gettarsi in un altro, di più netta maturità e consapevolezza di sé. E nel clima dello stato nascente, chi ha coraggio fa di solito le cose migliori.
Oltre ai fondamentali tecnici (di cui sapevamo già) le novità proposte tradiscono buona vena, talento e personalità. Il prolungamento dell’esposizione alla Galleria Monteverdi di Parma, diventa allora l’occasione (fortunata) per fare il punto su questa fase che si apre.
Lorenzo Lasagna
Rossana Capasso: gli eroi, le armi, gli amori...
da AliceTerzaPagina/Voce Fuori Campo-26/Settembre 2004
Prosegue sino alla fine di ottobre l'esposizione dell'illustratrice parmigiana presso l'Altramarea di via Bixio. Una galleria di personaggi rivisitati, sospesi tra mito e letteratura, tra semplicità, dolore e leggerezza dei sentimenti.
Sancho Panza, Cyrano, Alice nel paese delle meraviglie, Poliremo, Medea, Ifigenia, le Tre razie, la Sirena di Ulisse, Enea e Didone, Icaro. Sono i personaggi illustrati da Rossana Capasso, ed esposti nei mesi di settembre e ottobre all’Altramarea di via Bixio, a Parma. Con una variante significativa, rispetto al passato: che le illustrazioni sono stampate su tela.
Rossana, vediamoli, questi tuoi personaggi. Icaro, ad esempio…
R: Icaro è diventato per tutti l’icona del disco di Francesco Camattini, Ormeggi, di cui è anche l’illustrazione di copertina. Non abbiamo mai parlato di quell’immagine: la scelta di Farncesco è stata istintiva, non argomentata. Fisicamente, le ali della figura sono formate dalle parole della canzone, ma quel personaggio in origine era una figura in pigiama. Solo in un secondo momento, l’ho vestita di rosso. Perché la caduta uscisse dal sogno, si legasse alla terra e alla vita.
Quello di Francesco è un testo perfetto. Lo dico – se vuoi – da scrittore. Veniamo ai personaggi femminili, che sono un po’ la tua cifra, il tuo marchio di bottega. Raccontaceli
R: Nel mio lavoro ci sono due tipi di personaggi femminili (ma il discorso varrebbe anche per gli uomini). Ci sono quelli che decidono di ironizzare la loro sorte, il destino, il proprio dolore; e poi ci sono quelli che nel proprio dolore sono ancora incastrati, bloccati. Che non hanno saputo uscirne. La differenza la puoi vedere tra Ifigenia e Medea. Ifigenia è una vittima sacrificale, Medea – per quanto sia essa stessa vittima – è diventata una caricatura del proprio dolore. E la prima volta che faccio ironia sul tragico: prima prendevo troppo sul serio i miei soggetti.
Lo stesso è accaduto a Cyrano. Il romanticismo della fonte letteraria l’ho trasformato in sciocchezza, ho sottratto il personaggio al suo stereotipo romantico. Come se finalmente si potesse parlare della sua maschera, del suo viso abnorme.
Perché hai illustrato Sancho Panza?
R: Al personaggio di Sancho sono molto legata. Un legame che ho ricavato non tanto dalla lettura di Cervantes, quanto dall’interpretazione filosofica di De Unamuno, che nel suo Commento alla vita di Don Chisciotte ci restitutisce un Sancho molto originale. Il Sancho di Unamuno è l’artefice della vera follia. L’autentico folle è una persona normale che si affida alle stravaganze di un pazzo, e sceglie consapevolmente di seguirle. Invece, non occorre nessuna abilità particolare - per un pazzo - nel seguire la propria follia.
Il mio Sancho doveva essere un folle nel volto e nello sguardo. Un essere spiritato, ammiccante.
Enea e Didone. Si parlano, si guardano?
R: Si parlano. Sai che preferisco definirmi illustratrice anziché pittrice, sai che voglio legarmi al testo, che il testo è materialmente presente nei miei lavori. In Virgilio è la conversazione, il dialogo, a rendere possibile l’amore tra Didone ed Enea. Tutto nasce come fascinazione della regina da parte del guerriero troiano, del suo destino di eroe.
Una curiosità. Tra le opere esposte c’è anche il bozzetto per Dillo ad Alice, che però Andrea Marsiletti ha rifiutato. Cosa ci racconti, in proposito?
R: Avevo composto quell’immagine per il sito di Dillo ad Alice, ma Andrea ha voluto che la modificassi. La giudicava ‘poco rassicurante’. Un giudizio, ti dirò, che mi ha messo in crisi. Per il sito ho ripiegato allora su illustrazioni più classiche. Cosa dire: ogni lavoro può essere giudicato, e anche frainteso. Va da sé che questa illustrazione non ha per me nulla di poco rassicurante.
Accade spesso: la pietra spregiata sarà scelta dai costruttori… Siamo certi che la storia farà giustizia del severo giudizio espresso da Andrea Marsiletti.
Scherziamo, naturalmente. Un augurio sincero, invece, a Rossana.
L’esposizione di Rossana Capasso prosegue sino alla fine di ottobre presso il locali dell’Altramarea, in via Bixio 52 a Parma. Le opere esposte sono ingrandimenti di illustrazioni originali, stampati su tela, a tiratura limitata. (Per info: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. )
Lorenzo Lasagna