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Rousseau, Kant e la menzogna

Quante facce ha la menzogna? E' menzogna la favola, l'errore, l'inganno, l'astuzia, la frode? E' tutto piuttosto complesso... Dobbiamo fare i conti con una semplificazione necessaria (ma onesta) e partire da un concetto frontale e un po grezzo di menzogna. Sicuramente si può essere nell'errore e dire il falso senza cercare di ingannare e quindi senza mentire. Così come si può ingannare l'altro dicendo il vero! Diciamo che la caratteristica della menzogna è l'intenzionalità, la cattiva fede. Il mentitore sa la verità, almeno se non tutta la verità la verità di ciò che pensa, e conosce la differenza tra ciò che pensa e ciò che dice. L'altra caratteristica della menzogna è il danno.

Rousseau dice che una menzogna che non nuoce né a sé né agli altri, una menzogna innocente, non merita il nome di menzogna. E' solo finzione.

Per Kant la veracità è sempre dovuta a partire dal momento in cui ci si rivolge agli altri. Il dovere di dire la verità è un imperativo sacro. Non esiste nessuna menzogna utile. Nessuna, cazzo.



(andate magari a guardarvi J. Derrida, Breve storia della menzogna, Castelvecchi)


illustrazione di Lorenzo Mattotti

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